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Referendum Campora: Orlandino Greco contro i campanilismi

Il dibattito intorno al tema del referendum di separazione di Campora San Giovanni dal Comune di Amantea sembra appassionare ormai quasi quanto una soap.

L’interesse creato dalle istanze di autonomia dei residenti nella frazione tirrenica ha valicato i confini territoriali e persino quelli strettamente regionali.

E la pronuncia del Consiglio di Stato sulla sospensione del voto che era stato fissato per domenica 22 gennaio ha momentaneamente bloccato l’iter procedurale ma non di certo lo scambio di opinioni in merito alla possibile costituzione della futura Temesa.

Un dibattito che tiene banco non solo tra i diretti interessati, ma anche nel mondo politico calabrese e che, tra le altre, ha compreso anche la posizione di Idm (Italia del Meridione) attraverso le parole dell’ex consigliere regionale Orlandino Greco.

Incoraggiare le fusioni fatte bene, non per interessi di parte

La contrarietà alla separazione di territori e comunità era stata già espressa in precedenza, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato. Ad oggi quelle parole trovano conferma nella sospensione del voto.

Una storia tutta calabrese, secondo Orlandino Greco, quella del referendum, creata artatamente, fomentando l’astio di paese ma per coltivare interessi privati, quest’ultimi lontani dagli effettivi fabbisogni territoriali. Una vicenda grottesca, fuori dal tempo – prosegue – e che sta alimentando tensioni sociali in stile Guelfi e Ghibellini.

Inevitabile il riferimento a chi nell’ambito della politica regionale ha assecondato e anzi fomentato le spinte di autonomia locali. É incredibile come parte trasversale della politica regionale, la stessa che nel recente passato ha partorito processi di fusione a freddo come quello di Corigliano Rossano, oggi sembra, quasi in modo schizofrenico, ripiegare su processi di disgregazione per esclusivo tornaconto elettorale, bypassando riflessioni di opportunità nel merito e lasciando alla pancia dei campanilismi, cinicamente istigati, una scelta così delicata in termini di ricadute sulla governance locale e quindi sulla vita dei cittadini del comprensorio.

Le contraddizioni e le questione aperte

Nella sua disamina Orlandino Greco entra nel dettaglio delle motivazioni, facendo riferimento al tema degli aventi diritto al voto e al nodo da più parti ripreso delle condizioni economico-finanziarie dei due Comuni interessati e della nuova realtà amministrativa di Temesa.

La prima delle diverse contraddizioni in essere, è quella degli aventi diritto al voto: infatti, non solo i cittadini di Amantea, la città di riferimento della vicenda, saranno esclusi dall’elettorato attivo nel prossimo referendum insieme ai cittadini delle frazioni a nord del fiume Oliva ma, in caso di secessione di Campora, le altra frazioni di Coreca e Marinella, parti integranti di Campora, resteranno ugualmente con Amantea. Un artifizio creato ad hoc per eludere le norme del TUEL sulle secessioni.

Inoltre, non per ordine di importanza, vi sono le ipotetiche future questioni legate alla ripartizione del debito accumulato dai comuni di Amantea e Serra D’Aiello e alla gestione del porto che ricade nella frazione di Campora. Nodi che la legge regionale, istituente il referendum, non scioglie ma soprattutto non discute.

Un ulteriore passaggio viene effettuato poi sulla problematica del numero di abitanti redistribuiti in caso di esito favorevole. Se l’opportunità di fusione dei Comuni può essere sostenuta nella speranza che le economie di scala generino benefici gestionali e collettivi, nel caso specifico invece il risultato rischia di determinare la nascita di un nuovo ente dall’inconsistenza economica per garantire perfino i servizi minimi, come la gestione del personale.

Non avendo ancora strumenti di valutazione oggettivi ed eterogenei – conclude Greco – sulle opportunità di sviluppo rispetto ai vari contesti territoriali e strutturali, spesso caratterizzati da strumenti urbanistici e dotazioni finanziarie agli antipodi, il rischio è quello di affidare all’irrazionalità ciò che invece la politica dovrebbe dirigere, responsabilmente. Rispolverando la sempre attuale espressione degasperiana, “il politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alla prossima generazione”: ecco, sia la Calabria foriera di nuove sinergie per uno sviluppo sostenibile e a lungo termine delle vocazioni territoriali. 

mariacg

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